La lettera del Reuccio.

In Contributi

Roma 18 novembre 1985

Caro professor Gallucci è con immensa gioia che mi accingo a scriverle queste poche righe non appena si è diffusa la meravigliosa notizia del suo grandioso successo. Ella, caro Professore, ha saputo dare, coadiuvato dalla sua valida equipe, al nostro Paese quel meritato successo che un ritardo politico di ben quindici anni le aveva negato. Ma non è solo per questo che le ho scritto. Nel 1972, durante una mia tournée in Sudafrica, ebbi il piacere e l’onore di essere ricevuto dal dottor Barnard. Barnard stesso, dopo essere stato al mio concerto, mi invitò nel suo famoso ospedale. Fu allora, grazie alla mia naturale sensibilità e all’ interesse che ho sempre avuto per i progressi della scienza, che decisi di diventare donatore. E, in seguito a questa mia volontaria decisione, mi feci una placca di quelle che si portano al collo, con la scritta in inglese, a mo’ di testamento in caso di una mia disgrazia mortale. Oggi, in seguito a quanto è avvenuto in sede legislativa, anche in Italia è finalmente possibile effettuare trapianti. Pertanto trovo assurdo mantenere in piedi la mia donazione fatta a Barnard quindici anni fa. Di conseguenza sento il civico dovere di mettere a conoscenza lei, caro Professore, della mia nuova decisione di mettere lo stesso mio cuore di quindici anni fa (sanissimo allora com’ è sanissimo oggi) in caso di morte al servizio della scienza e dei suoi rappresentanti più degni. Augurandoci buona salute e lunga vita, con tutta l’ammirazione e la stima voglia gradire i miei più sentiti ringraziamenti a nome di tutta l’umanità. Tutti noi abbiamo bisogno di uomini come lei. Buon lavoro e arrivederci

Claudio Villa